Gli esuli giuliani e le foibe

Il dramma degli esuli giuliani contraddistinse la fase finale della Seconda Guerra Mondiale quando, successivamente al ritiro delle truppe di Tito dal Veneto, e alla successiva riorganizzazione dell'area slava confinante con le Alpi Giulie, migliaia di italiani residenti nelle zone istriane appena annesse alla neonata Jugoslavia, furono costrette a migrare più o meno forzatamente verso i territori italiani. Per molti bambini, del resto, rimasti orfani dei genitori in seguito alla guerra e alla pulizia etnica attuata ad est, non rimaneva che la strada degli orfanotrofi. Molti ex cittadini istriani di origine italiana dovettero così cercare nuove terre dove vivere, completamente sradicati dalle zone in cui erano cresciuti.

Di questa deportazione di massa, e dei terribili fatti conosciuti oggi come eccidi delle Foibe (dal nome delle caverne carsiche in cui venivano nascosti i cadaveri delle pulizie etniche), per anni si parlò pochissimo.
Ciò fu dovuto al fatto che in quel periodo le tensioni ideologiche tra Destra e Sinistra, tra filoamericani e filosovietici, erano talmente alte, che si preferì tacere, per non alimentare ulteriormente un clima politico ai limiti della guerra civile.
Tuttavia le vicende politiche del tempo, per quanto critiche, non fermarono l'opera di sostegno che decine di frati dedicarono agli orfani e alle donne provenienti da quelle città istriane, tra le quali spiccava, anche per importanza storica, proprio Pola.


FRA DIONISIO E GLI ORFANI GIULIANI

A Pola del resto, già dal  1922 esisteva un convento  in cui i frati Minori che lo abitavano, mossi dalla carità francescana, accoglievano bambini rimasti orfani dei genitori. Era l’Orfanotrofio di S. Antonio.
Nell’anno 1947 sarebbero stati circa 30 gli orfani di genitori uccisi nelle foibe ospitati nel convento. Quando tuttavia gli stessi frati dovettero decidere di esulare dall'Istria, affrontarono anche il dramma di dover trovare una nuova casa per quei bambini.
Pensarono allora al convento di Cittadella (PD) dove si trovava una piccola comunità di frati. Il padre guardiano di Pola confidava proprio in quel frate, Dionisio, che avrebbe moltiplicato le sue forze per assistere quei  bambini.
Così Fra' Dionisio, da quel momento, fu per loro padre e madre: egli partiva dal convento di buon mattino per procurare il cibo necessario, pensava al loro vestiario, li accudiva nella malattia, si preoccupava dei loro studi.

La  biografia di Fra' Dionisio Filippi “UN COSTRUTTORE DI TAPPETI”, racconta con testimonianze la sua opera di uomo umile che dedicò la sua vita ai poveri e agli orfani giuliani. Per loro è stato questuante, cuoco, infermiere.